Basket

Happy Casa al completo: Cosa è cambiato nell'estate più lunga di sempre?

10.08.2020 14:05

Con l’arrivo di Nick Perkins il nuovo roster dell’Happy Casa Brindisi targata 2020-2021 è finalmente completo. Quella che è stata appena affrontata è un’estate caratterizzata da tante incognite (molte delle quali ci sono tuttora) legate naturalmente alla pandemia che ancora non è stata superata. In più si sono aggiunte diverse incognite tecniche dato che è sfumata la possibilità di confermare i componenti più importanti e l’ossatura della squadra era tutta da ricostruire.

Ciò è stato fatto dal DS Simone Giofré e dalla società tutta con un mercato oculato e mirato, che ha portato in Puglia diversi elementi nuovi al campionato italiano sfruttando tutte le occasioni che il mercato ha offerto, e rinfoltendo la panchina con giocatori italiani affamati e di prospettiva. Non era facile, nel modo più assoluto. Ancor più se si ripensa alle parole di Giofré a Giugno, in cui fece capire chiaramente che era facile cadere nella trappola di adeguarsi a un mercato al rialzo. Con calma e pazienza ha avuto ragione lui.

Ansiosi di vederli all’opera il prima possibile, proviamo a individuare cosa effettivamente è cambiato rispetto allo scorso anno (ma per molti aspetti anche rispetto a due stagioni fa). Il roster infatti oltre ad essere nuovo nei nomi (che non esamineremo nel dettaglio ma rimandiamo ai loro annunci) è cambiato soprattutto nella struttura e nella tipologia, suggerendoci che potrebbe avere punti di forza diversi da quelli dei 2 anni passati, e stili di gioco altrettanto variabili.

BLOCCO CONFERME - E’ vero sì che i vari senatori Brown, Banks, Martin sono andati via, ma guai a dimenticare chi è rimasto: Frank Vitucci e il suo staff innanzitutto (Alberto Morea e Mattia Consoli) che garantisce la continuità tecnica, Darius Thompson in cabina di regia, Alessandro Zanelli e Raphael Gaspardo come cambi preziosi e infine Riccardo Cattapan e la promozione a dodicesimo uomo di Alessandro Guido, che sono comunque importanti in allenamento. Saranno i primi a far capire a chi è arrivato cosa è Brindisi e come lavorare in sinergia con Frank.

STRANIERI ALLA PRIMA ESPERIENZA IN ITALIA - I giocatori che esordiranno nel bel paese saranno 3 (Willis, Harrison e Perkins, non pochi dal momento che sono 3/5 di quintetto), mentre uno (Bell) ci tornerà dopo un’esperienza di 5 stagioni fa.

Sul valore tecnico dei giocatori c’è poco da dubitare: sia Willis che Harrison hanno già accumulato esperienze in Europa con squadre che giocavano le coppe, e conoscono bene il tipo di responsabilità che avranno sulle spalle. Il fisiologico tempo necessario per conoscere il basket italiano li renderà delle certezze. Bell ritroverà una serie A diversa, nel complesso con un livello tecnico leggermente inferiore a quello di 5 stagioni fa, ma ha l’esperienza giusta per riadattarsi in fretta, al netto dell’aver superato completamente l’infortunio che lo ha tenuto a lungo lontano dai campi.

Discorso diverso va fatto invece per Perkins, che si può considerare poco più che un rookie: uscito dalla prestigiosa università di Buffalo, l’unico anno da professionista lo ha passato in Giappone, campionato non particolarmente competitivo ed anche realtà ambientale completamente diversa da quella italiana. In Europa ci arriva da perfetta matricola: l’impatto sul nostro basket insomma è tutto da valutare, ma le potenzialità fisiche e tecniche per fare bene le ha.

Darius Thompson, unico americano confermato e ormai brindisino d’adozione, potrà avere un ruolo importante anche nell’aiutarli a inserirsi nell’ambiente brindisino.

PANCHINA LUNGA - Questo è uno dei punti più importanti. La panchina infatti, sia per ragioni di maggior esperienza che per profili tecnici scelti, appare ai nastri di partenza più affidabile di quella delle ultime stagioni.

Zanelli sarà al suo terzo anno di serie A (dopo il notevole salto di qualità già mostrato fra il primo e il secondo), tutti con la nostra maglia; Gaspardo sarà al suo secondo anno in biancoazzurro, entrambi partiranno con una certa confidenza e fiducia nel loro ruolo.

Riccardo Visconti è un ragazzo che se pur molto giovane ha ben impressionato nei primissimi esordi con Venezia sia tecnicamente che caratterialmente quando era poco più che un bambino, con un coraggio notevole per un ragazzo della sua età (segnò già una tripla in quel Brindisi-Venezia sotto la neve dell’Epifania 2017). Per lui è la prima grande occasione nella massima serie, così come lo è per l’altro azzurro Mattia Udom: protagonista da diversi anni in A2, non gli manca né il fisico né la personalità per ben figurare anche al piano superiore.

Infine il sesto straniero, un pivot parecchio verticale come Ousman Krubally che conosce già il campionato italiano, giocatore che in squadre di medio-bassa classifica potrebbe tranquillamente fare il centro titolare, il che fa sperare che il livello della nostra possa mostrarsi superiore.

In sintesi si tratta di 10 rotazioni piene, numero che se si confermasse concreto può permettere anche di affrontare l’impegno Europeo con più ambizione, con la possibilità di dosare le forze e fare più strada dello scorso anno. La seconda fase della Champions League è molto competitiva, ma mai dire mai…

SQUADRA PIU’ FISICA - Altro aspetto che spicca rispetto agli anni passati è la maggiore fisicità, il maggior “peso” nel vero senso della parola del roster biancoazzurro. La squadra è più fisica in tutti i reparti, ma in particolare dal ruolo di 3 al 5.

La scorsa stagione in questi slot solo in tre arrivavano a 100 kg (Stone 104, Gaspardo 100, Iannuzzi 106), e se questo era comunque coerente con il concetto di squadra veloce, dinamica e pimpante che si era scelto, il limite più grande lo si aveva nella lotta a rimbalzo, dove quasi sempre il confronto con gli avversari era al passivo, a volte per scarso uso del tagliafuori a volte perché semplicemente era quasi impossibile essere al pari di avversari più fisici.

Quest’anno, dal 3 al 5, ci sono solo giocatori che pesano almeno 100 kg: Bell e Gaspardo (per il quale si prospetta un massiccio utilizzo da ala piccola) sono i più “leggeri”, mentre Perkins è il “peso massimo”, con i suoi 114 kg al quale sembra aggiungere anche una buona mobilità considerata la mole. Nel reparto lunghi quindi le soluzioni saranno tante e più varie, con la possibilità di vedere in campo anche soluzioni come le tre ali contro quintetti veloci, o la soluzione con il “doppio pivot” di Krubally e Perkins insieme, con quest’ultimo che ha caratteristiche per giocare da 4 semi-perimetrale grazie a una rispettabile mano da media e lunga distanza.

Il “Run and Gun” al quale ci eravamo abituati non andrà in soffitta, ma probabilmente lo vedremo meno spesso e meno determinante, a seconda dei quintetti che verranno scelti nelle fasi di partita o nel tipo di partita che verrà impostata.

PROIEZIONE: Upgrade o Downgrade? - Rispetto allo scorso anno (e a due stagioni fa), dunque, la squadra è migliorata o peggiorata?

Difficile rispondere, soprattutto perché si trattava di squadre che partivano (le due precedenti) da presupposti diversi. Più certezze, meno scommesse, soprattutto nel quintetto: Banks, Chappell e Gaffney due anni fa, Banks, Brown, Martin e Stone lo scorso anno, erano elementi che garantivano un certo standard di rendimento, rodati in Italia e con pochi punti interrogativi. Lo scorso anno in particolare, per quanto società e staff continuassero giustamente a predicare umiltà, la squadra aveva più elementi per potersi considerare una potenziale concorrente per i playoff. Basti pensare che, al livello nazionale, c’è chi ritiene che il solo fatto di avere Banks ti garantisca di essere ben lontano dal rischio retrocessione.

Questa stagione si parte con più di qualche certezza in meno, ma con una panchina più solida e diversi giocatori con potenziale altissimo: Harrison, tecnicamente parlando, è ad un livello superiore al Banks della sua stessa età (2013, il Banks di Varese per intenderci), così come Willis (4 anni più giovane di Stone) ha già giocato in Eurocup, al pari di Bell (3 anni più giovane di Martin). Perkins è la scommessa che può far pendere l’inerzia della stagione in un senso o nell’altro.

Se dovessero creare un bel gruppo come quello degli ultimi due anni e adattarsi in fretta al nostro basket il materiale a disposizione può rivelarsi addirittura più competitivo delle ultime due annate, sia in coppa che in campionato, ma occhio a non lasciarsi sopraffare dall’entusiasmo: iniziare male la stagione o trovarsi con qualche giocatore che non rispetta le attese è un rischio che c’è sempre, ancor di più quando si cambia così tanto in una sola estate.

Quindi la società e lo staff fanno bene a predicare calma, come lo scorso anno, e lo facciamo anche noi: l’obiettivo primario deve restare la salvezza, e tutto il resto verrà dopo. Una squadra umile è il presupposto migliore per non precludersi nessun obiettivo.

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