Basket

Il commento: Banks, l'addio peggiore...del giocatore migliore

14.06.2020 16:54

Foto Tasco

Sono passati appena 3 giorni dall'ufficializzazione dell'addio di Adrian Banks all'Happy Casa Brindisi, e la batosta non è ancora smaltita.

Le ore che sono seguite alla notizia, per i brindisini, sono state quelle della delusione, della tristezza, ma anche del rifiuto categorico di accettare che il capitano, proprio lui, avesse scelto non solo di andare via, ma anche di passare alla concorrenza.

Da semplice notizia la questione è diventata però un "caso" a causa di alcune parole a caldo del presidente Nando Marino che sono rimbalzate su qualsiasi portale e testata di basket nazionale, esponendo sia il presidente che la tifoseria a pesanti critiche da ogni dove.

Ne riportiamo i passaggi più controversi:

"Adrian Banks ha scelto Bologna. [...] volevo provare a fare con lui un patto a vita, fino a fine carriera. Ma nel basket la gratitudine non esiste; l’abbiamo preso che era quasi a fine carriera da Israele, lo abbiamo fatto diventare MVP e capocannoniere, abbiamo passato stagioni che resteranno nella storia sia sua che della società.

[...] abbiamo offerto un contratto di due anni con il terzo garantito, avrebbe potuto arrivare a 37 anni con cifre di gran livello, ma la cosa non è stata recepita. Gli auguro le migliori fortune professionali, ma umanamente io e lo staff tecnico ci siamo rimasti male. E’ come se avesse rinnegato questi due anni.

[...] Averlo perso per una cifra di differenza minima e per una scelta solo di città ci dispiace."

Quella riportata in grassetto è la principale 'pietra dello scandalo', quella che ha fatto scaturire quasi tutte le reazioni di giornalisti, blogger, ex giocatori e tifosi di  Brindisi e non. In molti si sono apertamente schierati dalla parte della guardia di Memphis, rivendicando i diritti del professionista 'libero' di fare le sue scelte.

Diciamo anche che alcune critiche sono legittime. Il presidente Marino, senz'altro ferito dalla delusione come tutti i tifosi, ha probabilmente usato qualche parola fuori posto: stare bene in una città non significa doversi a tutti i costi legare a vita per mostrare gratitudine, e lo stesso dicasi per il fatto di rinnegare i due anni passati insieme che, invece, non perdono di valore né per la squadra né per il giocatore.
Ma Nando Marino, evidentemente, è anche il primo tifoso della squadra, e l’amarezza era palpabile anche solo dal tono della sua voce nell’intervista rilasciata ad Agenda Brindisi.

Se però non abbiamo dubbi sul fatto che Adrian Banks abbia dato tutto finché ha indossato la nostra maglia, con Brindisi che lo ha ricambiato con un affetto quasi mai visto per altri giocatori stranieri, è altrettanto vero che l'intera piazza di Brindisi si sarebbe aspettata (e si sarebbe meritata) un addio un po’ diverso, magari annunciato dallo stesso Banks, e soprattutto spendendo qualche parola per la tifoseria che più di tutte lo ha trattato come una divinità, per la squadra che lo ha messo al centro del progetto tecnico e per la città che ha più volte ripetuto di essere casa sua, con tanto di bacio sulla maglia e dichiarazioni di amore scandite dopo ogni battaglia.

Si tratta di gesti plateali, romanticherie a cui i tifosi danno forse troppa importanza, ma che rappresentano il motivo per cui la passione europea per il basket è diversa da quella americana, ed è molto più passionale e legata all'orgoglio del rappresentare la propria città.

Tutto ciò che invece Banks ha fatto è rispondere polemicamente su Instagram e Twitter ad alcuni passaggi delle dichiarazioni di Marino, in particolar modo per ribadire che in Israele aveva vinto il titolo di sesto uomo dell'anno, alludendo ad una mancanza di rispetto per il suo operato.

La correzione, pur giusta, è un chiaro travisamento del messaggio del presidente, che era evidente volesse sottolineare l'importanza che la squadra ha dato sin da subito al giocatore, rendendolo il leader designato della nuova Brindisi, assegnandogli i gradi di capitano e costruendogli attorno due squadre più congeniali possibili alle sue caratteristiche, dove la sua leadership non è mai stata in discussione, situazione che lo ha portato, col suo egregio lavoro naturalmente, a diventare il giocatore devastante delle ultime due stagioni (di gran lunga le migliori della sua carriera), a medie realizzative da paura e ad essere il candidato numero uno all’MVP della stagione (fino alla nota sospensione).

In sintesi, come è vero che Banks ha dato tanto a Brindisi, è vero anche il contrario. Ci si aspettava insomma che la fine del rapporto fosse suggellata da una carezza alla città, carezza che non poteva essere certo oscurata da qualche dichiarazione non gradita. Niente di tutto questo è arrivato nei giorni seguenti: nessun saluto, nessun messaggio, nessun grazie a tutti quei tifosi che lo hanno amato e che lo amano ancora, e a questo punto difficilmente arriverà più; anzi, gli interventi social di Kelvin Martin e Tyler Stone (anche loro fuori luogo nel prendere posizione così platealmente contro quello che è ancora il presidente della loro ultima squadra) non hanno fatto altro che aumentare i veleni e rendere ancora più amaro e doloroso un brusco addio che non rende giustizia alla bellissima storia d’amore tra Banks e Brindisi.

Sempre al livello nazionale si è parlato anche, come una nemesi, di ingratitudine dei tifosi brindisini nei confronti del giocatore, per il solo fatto che la rabbia diffusa abbia portato a far leggere di alcune offese da parte di una minoranza al giocatore, offese che sono state molto poche in proporzione all’intera tifoseria ma che naturalmente fanno molto più rumore dei silenzi colmi di dispiacere di tutti gli altri.

I brindisini hanno amato tanti giocatori, e ne hanno applauditi altrettanti quando se li sono ritrovati da avversari, basti pensare ai vari Dyson, Chappell, Delroy James, Turner, Zerini, Campbell, Todic, M’Baye e tanti altri che sono stati anche meno tempo in biancoazzurro, ma che hanno comunque lasciato un buon ricordo e non sono stati dimenticati. Quindi no, i brindisini non sono ingrati, ma proporzionalmente all’amore che hanno avuto per Banks sono semplicemente feriti.

Il tempo potrà guarire tante ferite, e infondo ci auguriamo tutti che anche Banks verrà accolto a Brindisi da avversario con un grande applauso, ma la sensazione è che una qualche cicatrice resterà da questa vicenda, rendendo inevitabilmente il ricordo un po’ meno idilliaco.

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