Calcio

Macalli: "la riforma subito? E' difficile"

22.05.2012 19:12

FALLIMENTI - Dalle istituzioni del nostro calcio arrivano messaggi contraddittori, perché contraddittoria è la situazione generale. Giusto per chiarire il quadro: alla serie C di quest'anno erano iscritte 77 società, 13 in meno dell'anno scorso a causa di fallimenti e problemi economici. La Figc ha quindi deciso di cancellare un intero girone di seconda divisione. Dei 77 club ai nastri di partenza, ben 27 sono stati penalizzati a stagione in corso per inadempienze amministrative. E con il segno meno davanti, hanno perso tutti i contributi che la Lega Pro stanzia per chi utilizza i giovani in modo continuativo (per chi ha occhio, a fine stagione possono entrare in cassa decine di migliaia di euro). CRISI - Visto il momento generale, la crisi e le difficoltà degli imprenditori negli investimenti sportivi, si teme che la prossima sia un'estate tragica, con una sfilza di club destinati a chiudere bottega. In previsione di un'altra ecatombe, il Consiglio federale aveva inizialmente deliberato la linea da seguire: fino a un numero di 60 squadre iscritte alla Lega Pro, non sarebbero stati effettuati i ripescaggi. Se si fosse scesi sotto le 60 squadre, allora si sarebbe proceduto con le integrazioni d'organico. Ciò vuol dire, che, se dovesse essere confermata questa linea, per confidare nella chiamata in categoria superiore una squadra di serie D dovrebbe "gufare" almeno una ventina di club. Brutto a dirsi, ma l'evenienza non è così lontana dalla realtà.

MACALLI FRENA LA RIFORMA - Ieri sera, però, il presidente Mario Macalli (che fu il primo a sponsorizzare la revisione dei campionati) ci è andato più cauto. All'emittente Odeon Tv ha dichiarato: "La riforma va fatta secondo le regole. Una società che sale dalla serie D, deve produrre determinate garanzie economiche per la C2. Non posso obbligarla a giocare in C1, dove bisogna rispettare parametri più rigidi". La differenza fra le due categorie non è da poco: la Lega infatti richiede una fidejussione da 600mila euro per la prima divisione e da 300mila euro per la seconda. Macalli, alludendo ai processi sul calcioscommesse, ha poi aggiunto: "Poniamo il caso che una società venga retrocessa dalla C1 alla categoria sottostante per problematiche diverse da quelle sportive. Se noi facciamo la riforma, di fatto ne annulliamo la pena da scontare. E comunque è impossibile parlare adesso: per assurdo potremmo ritrovarci fra gli iscritti solo club di prima divisione. O solo di seconda. Tra un mese, con le carte in tavola, valuteremo. Per me comunque il numero ideale è 68 squadre". A far sperare le squadre di serie D che vogliono essere ripescate ci sono un paio di dettagli. Il presidente della Lnd, Carlo Tavecchio, è un convinto sostenitore della riforma della Lega Pro ed è pure candidato a diventare il prossimo presidente della Federcalcio al posto di Giancarlo Abete. Nella lotta interna che c'è fra le varie componenti del Consiglio Federale, Tavecchio ha tutto l'interesse a valorizzare il lavoro della sua Lega. Non a caso l'anno scorso il Rimini vinse i play-off di serie D e fu ripescato in Lega Pro, costringendo l'infuriato Macalli (che non ne voleva sapere) a disegnare un girone di C2 con 21 squadre invece di 20. Insomma è ancora tutto da decidere.

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