
Rapinatori brindisini “in trasferta” a Faenza
Dal sud al nord, col pallino della rapina… in gioielleria. Dopo Massafra, Martina Franca, Lecce, Squinzano e Torchiarolo i rapinatori brindisini hanno deciso di andare in trasferta al nord. Nel 2011 hanno colpito “fuori casa” ben 9 volte e lo hanno fatto anche a Bergamo (operazione Everywhere) e Faenza ( Everywhere 2). I rapinatori sono stati arrestati dalla squadra mobile di Brindisi. Anche quelli che hanno rapinato la gioielleria Romano di Faenza in provincia di Ravenna. Si tratta dei brindisini Claudio Chiricò, di 22 anni, e Biagio Ferrari di 31. Colpo messo a segno il 29 giugno in tarda mattinata. Bottino tra i 15 e i 20 mila euro. Le modalità con le quali generalmente si consumano questi atti criminosi sono pressappoco le stesse. Anche in questo caso in due si sono introdotti nell’esercizio commerciale fingendosi clienti prima di svelare, pistola in mano, le reali intenzioni al titolare Corrado Romano che, al momento della rapina era da solo in gioielleria. Inizialmente l’uomo ha opposto resistenza, da qui ne è scaturita una colluttazione a seguito della quale il gioielliere, preso a calci e pugni, ha riportato ferite giudicate guaribili in 40 giorni. Anche in questo caso, come a Bergamo, il locale era sprovvisto di telecamere di videosorveglianza. Ed anche in questo caso ad incastrare i malviventi sono state la capacità descrittiva della vittima e la cadenza tipicamente salentina. Pare infatti che il gioielliere, ancora ignaro di quanto stesse per accadere, inizialmente abbia chiesto ai due da dove venissero. “Dalla Sicilia” è stata la risposta che però non ha convinto Corrado Romano, ironia della sorte, salentino doc. A questo va aggiunto che la scientifica ha rilevato sulla porta d’ingresso frammenti di impronte di Claudio Chiricò, il primo ad essere stato individuato. Da qui la squadra mobile di Brindisi, coordinata dal dott. Francesco Barnaba, ha individuato una serie di papabili complici arrivando a Biagio Ferrari che, grazie alle foto, è stato riconosciuto in un primo momento e confermato in seconda battuta dallo stesso Romano.
Del bottino nessuna traccia, l’arma, invece, una pistola giocattolo fedele all’originale, è stata trovata in gioielleria dagli agenti della Questura di Ravenna.
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