Calcio

Intervista al consulente di mercato Mancino sulle prospettive del Brindisi e del calcio

18.06.2020 12:37

BRINDISI – In una fresca serata di giugno, con il Covid-19 momentaneamente alle spalle, loradibrindisi.it ha intervistato il consulente di mercato, Gianfranco Mancino, spaziando da argomenti scottanti relativi alla situazione calcistica attuale a momenti di amarcord, proprio quei momenti nei quali il Brindisi calcio ha affrontato in passato squadre di cui lo stesso Mancino era direttore sportivo.

La sua attività lo ha portato a conoscere profondamente tante realtà non solo del sud Italia, ma dell’intera penisola e, proprio per questo motivo, riportiamo stralci di una conversazione durata circa un’ora senza che ci accorgessimo del tempo trascorso.

Gianfranco, come prosegue la tua attività da procuratore sportivo?

“Non è un momento semplice. Al momento stiamo prendendo tanti giocatori delusi da altri Procuratori, ma al momento ci sono solo contatti telefonici con Presidenti e qualche altra società. Stiamo cercando di creare una rete forte di scouting, soprattutto qui al sud, perché lavorare in autonomia non porta mai a grandi risultati. La sinergia è fondamentale per portare benefici nel calcio ma, in generale, in qualsiasi tipo di attività”.

Che situazione si respira nei settori giovanili e, se ci puoi dire, qualche talento emergente del calcio nostrano (e non solo)?

“Ci sono senza dubbio ragazzi davvero interessanti, alcuni dei quali poco conosciuti ma che – sono certo – avranno il tempo e modo di emergere, se chi vuol far calcio inizierà a mettere al primo posto la valorizzazione dei settori giovanili, unica risorsa che permette al calcio di sopravvivere
In primis mi viene in mente un ragazzo di Brindisi che è un vero talento: si chiama Nicolas De Vito. E’ del 2004, parliamo di un giocatore di soli sedici anni, che rappresenta un misto tra Verratti e Barella. Lo scorso anno è stato pochissimo tempo a Crotone, poi per motivi di salute non è riuscito ad esprimersi secondo le sue potenzialità. Deve solo continuare a lavorare sodo, avere l’umiltà di non sentirsi campione come succede a tanti ragazzi.
Poi Simone Carluccio, trequartista del 2004. E’ un ragazzo interessante, sul quale occorre ancora lavorare, ma del quale si intravedono prospettive estremamente rosee. Così come Passaro, terzino sinistro della Gelbison che abbiamo potuto ammirare a Brindisi lo scorso anno nella gara persa in casa al Fanuzzi, a mio avviso pronto già per la Lega Pro e Lorenzo Viselli, giocatore molisano militante nel Guglionesi, prontissimo per un grosso club di ruolo terzino sinistro, molto veloce e bravo.
Altro ragazzo interessante è del 2002, di Noicattaro, che ha fatto qualche comparsa nella prima squadra del Monopoli: Lorenzo Dipinto, esterno puro; Montevalvo, un under 17, attaccante di proprietà della Sampdoria, che può fare qualcosa di interessante già a livello dilettantistico. Mi viene in mente anche – tra i difensori – Pasquale Scarano, classe 2003, difensore roccioso, quest’anno alla Viterbese beretti, contattato già da alcune squadre di Eccellenza e sul quale consiglio vivamente di puntare.
Chiudo infine con questa quaterna di ulteriori giovani da tenere bene in considerazione: Edgar Andriani, giovane francavillese, classe 2002, che può fare la differenza nel campionato di Eccellenza, soprattutto se valorizzato da un allenatore capace di fargli compiere il salto di qualità.
Loris Andrulli, quest’anno a Nola in serie D anche se ha avuto poco spazio; Zagari del Castrovillari, classe 2001, portiere con grande senso della posizione, che potrebbe fare le fortune delle squadre nelle quali giocherà in futuro. Ed infine – ci tengo molto a segnalarlo – Tao Diaz, attaccante forte fisicamente e molto mobile, stile Hernan Molinari per intenderci. Adesso purtroppo è fermo in Argentina a causa della pandemia, ma non appena avrà la possibilità di spostarsi sono certo che saranno tante le società disposte ad accoglierlo in rosa”.

Parlando un po’ del nostro Brindisi, cosa ci dici?

“La situazione purtroppo è difficile e spero che le cose in futuro possano migliorare. E’ importante però fare calcio in modo serio e puntare molto sui giovani. Non servono undici grandi campioni per vincere campionati, ma v’è bisogno di scelte mirate che abbattano i costi per la società, ad esempio giocatori/allenatori che vivono vicino e non richiedano cifre importanti per spostarsi. E’ arrivato il momento di rifondare l’intero movimento, il calcio così non può reggere e rappresenta fonte di delusione continua per i tifosi che mettono enorme passione.
Una soluzione sarebbe quella di costruire una società con tanti soci, ognuno dei quali si occupi di singoli aspetti finanziari: ad un socio il solo pagamento degli affitti, all’altro lo stipendio annuale di due/tre giocatori in modo tale da rendere l’impegno non oneroso per i vari soggetti e, con un mercato lungimirante, fare anche plusvalenze utili al bilancio della società.
Se guardiamo alla realtà del Brindisi, ci sono giocatori che dovrebbero essere riconfermati ad occhi chiusi come D’Ancora, Lacirignola, Fruci, Marino e anche lo stesso Cristiano Ancora, un vero collante all’interno dello spogliatoio. Dopodiché, a mio avviso, con degli innesti mirati, quale potrebbe essere un calciatore di spessore come Facundo Ganci e altri giovani pronti per la serie D, il Brindisi sarebbe in grado di disputare un campionato da zona playoff ed eventualmente aggiungere uno/due tasselli nella sessione di mercato invernale per provare a vincere il campionato.
Altrettanto importante è puntare su allenatori capaci e motivati, oltre che giovani; mi vengono in mente Laterza del Fasano, capace di dare ad una squadra super economica un gioco divertente o ancora Fabio De Sanzo, ex calciatore della Paganese.
Ciò che però voglio sottolineare è l’importanza delle figure giovani non soltanto in squadra, ma all’interno delle società. Abbiamo tanti talenti – nell’ambito del procurement, del giornalismo (figure che potrebbero essere inserite come addetti stampa) – sui quali occorre necessariamente puntare se vogliamo far riavvicinare la gente al calcio una volta per tutte. Un esempio lampante è il brindisino Antonio Montanaro, procuratore giovanissimo e talentuoso; si tratta di gente che nel calcio serve, perché trasparente, pulita, amante del proprio lavoro. Lo si è fatto sfuggire ed i risultati sono sempre gli stessi…”

Secondo te il Covid può dare una spinta per la ripartenza del calcio proprio dai giovani?

Il covid ha dato delusione e felicità. Il Bitonto ha avuto tanta fortuna, perché a mio avviso il Foggia era nettamente favorito. Mentre per le retrocessioni il Nardò, sia pur con un signor allenatore come Antonio Foglia Manzillo, ha trovato nel virus la immeritata causa del ritorno in Eccellenza.
Il covid sicuramente aiuterà a vedere qualche giovane in più, ma occorre partire dalle basi, ossia. mi ripeto – quelle di un’intera società nelle mani di soggetti giovani, motivati e puliti. Ci vuole gente che faccia azienda, non propaganda. Il budget del Brindisi quest’anno era di 7 volte superiore a quello del Fasano e poi…che fine si sta facendo? La progettualità è fondamentale.
Mi auguro che le squadre possano essere aiutate dallo Stato mediante appositi contributi che siano di supporto ad un calcio lungimirante, senza che esso finisca dopo pochi mesi o pochissimi anni. Qui nel Salento avremmo realtà importanti, alcune – come lo stesso Brindisi – dotate di uno stadio tale da permettere alla società di richiamare un numero di tifosi elevato e ricevere introiti non indifferenti. Con un restyling adeguato sono certo che il “Fanuzzi” sarebbe quasi una “Bombonera”!
Mi auguro davvero che la pandemia rappresenti un’occasione per riprogettare un futuro diverso, sia a livello societario che tecnico. Su questi due fronti occorre lavorare. Ci tengo a ricordare come fino a qualche decennio fa siamo riusciti a far emergere talenti nostrani quali Garzia, Levanto, Moriero, Conte e Salvatore Mazzarano. Ma non dimentichiamo anche giocatori non pugliesi come Izzo, attualmente in forza al Torino in serie A, emerso da una situazione familiare difficile e che ha trovato nel calcio il modo di poter riscattare un’infanzia difficile. Sono questi gli ingredienti necessari: gente competente, con passione e visione del calcio a 360 gradi”.

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