Pisa, i medici: "salveremo Veronica"

25.05.2012 20:42

Pisa, 25 maggio 2012- Veronica si è aggrappata alla vita. Nonostante tutto. Ora, ad aiutarla nella sua battaglia, c’è lo staff del centro d’eccellenza di Cisanello per i grandi ustionati, guidato dal direttore dell’Unità operativa, Antonio Di Lonardo, anche lui pugliese.

Veronica Capodieci, 16 anni, è una delle studentesse rimaste ferite nell’attentato alla scuola "Morvillo Falcone", a Brindisi. L’amica di Melissa, che in quella tragedia è morta, è arrivata all’aeroporto militare di Pisa alle 12.19. Per lei si sono mobilitati la 46esima - nella base è stata accolta da un’ambulanza della Pubblica assistenza di Migliarino - e lo staff medico e infermieristico di Cisanello. Una città intera.

Ieri, il via vai all’entrata del nuovo ospedale Santa Chiara: una giornata di lavoro come altre. Ma il nosocomio all’ombra della Torre è studiato per ricevere emergenze da tutta Italia. E Veronica ha bisogno di cure specifiche. Subito. Con lei, ci sono i genitori che hanno il cuore diviso a metà: l’altra figlia, Vanessa, anche lei ferita nell’incubo esplosione, è ricoverata a Brindisi.

Non ci sono più parole. "Esistono circa 18-19 centri ustioni nel Paese - spiega il primario Antonio Di Lonardo - ma soltanto 3 o 4 sono come quello di Pisa". La particolarità? "Non è soltanto la struttura a fare la differenza", in altre realtà "casi critici vengono portati nelle rianimazioni, ambienti non idonei per questi pazienti ma sono soprattutto le professionalità a contraddistinguerci. Qui chirurghi plastici (al momento 4, speriamo che arrivi presto la quinta unità) operano insieme con gli anestesisti dedicati, un pool di sei persone. Ci sono poi 24 infermieri che coprono i turni". Otto i posti letto, "di cui liberi soltanto delle due".

Quanto dovrà rimanere Veronica in quella stanza dell’edificio numero 3 di Cisanello è presto per dirlo. "L’importante è fare tutto quanto per bene - aggiunge Di Lonardo - Le degenze sono lunghe". Già, lunghissime. Perché le ferite non sono soltanto sulla pelle, ma arrivano nel profondo e restano nella testa. "Abbiamo consulenti psicologici che sostengono giovani e adulti. Perché le ustioni lasciano grandi segni, riducono la potenza funzionale. La retrazione dei tessuti blocca le articolazioni. E’ per questo che c’è bisogno delle fisioterapiste. Proprio ieri, abbiamo dimesso un 90enne, a cui ci siamo affezionati tutti, perché si instaurano rapporti stretti". Altra peculiarità è il filo diretto con "la banca della pelle di Siena: in modo da non avere mai problemi di fornitura cutanea".

Un piccolo paziente, Veronica, "che ne ha passate tante". Pugliese come il primario del centro. "Ma questa è una tragedia che colpisce e distrugge la sensibilità di tutti". La ragazza è stata valutata dallo staff sanitario. Adesso si avvierà "la fase ricostruttiva di riparazione delle ustioni, che richiederà un monitoraggio costante dell’evoluzione del decorso clinico", dichiara l’Azienda ospedaliera. "La situazione è complessa e difficile, ma lavoreremo intensamente moltiplicando tutte le nostre energie", aggiunge Di Lonardo.

di Antonia Casini - LA NAZIONE

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